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Stefano Tironi

Un'altra lezione ( questa volta tedesca ) da imparare alla svelta


Qualche tempo fa, nel palinsesto di una nota emittente nazionale, si poteva trovare un programma abbastanza demenziale che oggi però, alla luce degli ultimi avvenimenti giudiziari, ci offre spunti di riflessione molto proficui. La trasmissione, che rientra a buon diritto nella sfera dei reality show, era molto semplice e terribile al tempo stesso: due invitati con operatore al seguito vagavano per i centri storici delle più grandi città italiane fermando a caso coppie di passanti. A questo punto, dopo essersi sincerati che i ragazzi volessero partecipare al gioco, veniva loro chiesto di mostrare il cellulare al proprio partner. La quasi totalità dei concorrenti davanti a questo invito sbiancava in viso, letteralmente; diverse le coppie che scoprivano messaggi o chat compromettenti sui dispositivi del compagno o della compagna, fino ai casi limite di qualche ceffone ben assestato da parte di ragazze tradite che scoprivano le tresche dei loro uomini in diretta tv. Come dicevamo, il meccanismo di questo reality-game, in quanto vi era anche un premio in palio, era davvero crudele e spietato: la maggioranza degli intervistati aveva qualcosa da nascondere al partner, ma una volta accettato di giocare e scoperta la richiesta era impossibile rifiutarsi di consegnare il cellulare, in quanto questo gesto avrebbe rappresentato un segno di colpevolezza abbastanza chiaro. Insomma, una volta entrati in gioco, se c'era qualcosa di poco chiaro nelle vite private del concorrente, era inevitabile che venisse scoperto.

Alcune coppie, almeno televisivamente parlando, litigavano, altre si lasciavano, altre si perdonavano: ampio campionario di umanità di cui è difficile però accertare la veridicità.

Ciò che sta accadendo nel nostro paese in questi giorni non è invero molto dissimile da quello che accadeva nel gioco: il governo, in nome della presunta democrazia, è stato chiamato a rendere pubblici i verbali del famoso comitato tecnico-scientifico riguardo l'emergenza sanitaria degli ultimi mesi. A ben vedere, a chiederlo è la trasparenza che ogni esecutivo è chiamato a mantenere nei confronti dei cittadini, a maggior ragione dopo un periodo come quello appena trascorso in cui ognuno è stato chiamato a sacrifici personali significativi. Come ben si sa, questa trasparenza è stata negata, tanto che alcuni avvocati hanno deciso di rivolgersi al Tar del Lazio: il tribunale ha sentenziato a favore di questi ultimi, obbligando di fatto il governo a rendere pubblici i documenti. Eccoci nuovamente all'interno del nostro reality-game, in cui non è più il principio etico-morale della trasparenza a chiedere la pubblicazione degli atti ( principio che di per sé dovrebbe essere basilare in ogni democrazia ), bensì un tribunale. Il colpo di scena giunge proprio ora: l'esecutivo si rifiuta di far partecipe la popolazione dei motivi e delle valutazioni dei presunti esperti ricorrendo a sua volta al Consiglio di Stato. Nella nostra metafora televisiva, come se un ragazzo, incalzato dalla fidanzata, si rifiutasse di mostrarle il proprio cellulare chiamando i suoi genitori in soccorso.

Purtroppo, la similitudine non si ferma qui perché il buon Giuseppi, dalle pagine del suo giornaletto di fiducia, ha motivato il rifiuto reiterato come necessario ad evitare "disordini sociali" fra la popolazione; in altre parole, come se il nostro sfortunato fidanzato si difendesse dicendo "non ti faccio leggere le mie chat perché ti arrabbieresti".

Torniamo però al nostro ragionamento iniziale: i concorrenti non si rifiutano di mostrare il loro cellulare una volta accettato di partecipare al game-show perché sarebbe una prova di colpevolezza. Quindi, cosa ci sarà mai in quei verbali da tenere secretato ad ogni costo? Di cosa è consapevolmente colpevole il governo italiano tanto da trincerarsi dietro il Consiglio di Stato? Se a questa domanda, ovviamente, non possiamo rispondere perché ogni ipotesi sarebbe solo una semplice teoria campata in aria, vi è un'altra domanda molto più pregnante a cui dobbiamo dare una risposta: per quanto ancora il popolo italiano proverà a ignorare il tradimento del suo governo? Fino a che punto i cittadini continueranno a voltare gli occhi dall'altra parte e a tapparsi le orecchie prima di vedere la realtà dei fatti per quella che semplicemente è? E ancora: per quale motivo accettiamo passivamente che questi signori proseguano indisturbati nelle loro azioni contro il popolo dopo che sono loro stessi a confessarci, neanche troppo velatamente, di averci ingannato? Per quanto la fidanzata tradita continuerà a tollerare le scappatelle del compagno?

Chi tradisce ha torto, ma chi è tradito, ne è a conoscenza, e non fa nulla, è colpevole allo stesso modo. Se ne sono accorti i tedeschi, ieri per le strade di Berlino, chissà se e quando toccherà a noi.

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