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Stefano Tironi

Testa vinco io, croce perdi tu: ecco come il mainstream si prepara alle manifestazioni italiane


Scrivo questo editoriale prima della manifestazione romana prevista per il pomeriggio di oggi e di quella padovana di domani. Faccio questa premessa perché voglio sottolineare che non conosco se queste proteste saranno numerose o un fallimento, se scorreranno senza incidenti o invece saranno ricordate per violenze e simili. Ciò che credo sia corretto segnalare è il clima in cui questa manifestazione si prepara a svolgersi: un'atmosfera surreale, in cui sono pochissimi coloro che nell'ambito mainstream ne hanno parlato ( e poi diremo come.. ) ma allo stesso tempo l'artiglieria dei media allineati è già schierata e pronta a sparare a zero, sia che si concretizzi un successo di partecipazione sia che si riveli un flop.

Dimentichiamoci le maree oceaniche di persone, famiglie, bambini, ragazzi di ogni età, accorse a Berlino e Londra la scorsa settimana: l'Italia e gli italiani non sono pronti a prendere una posizione così netta contro la svolta autoritaria della politica mondiale; non siamo pronti perché non ne siamo consapevoli, miopi e sordi verso quel discorso, a suo modo memorabile, pronunciato da Kennedy jr. dal palco allestito di fronte all'altare della Vittoria a Berlino, in cui di fatto chiamava alle armi, metaforicamente, tutte le persone libere, volenterose di tenersi quella libertà che ci stanno sfilando neanche troppo di nascosto dalle mani.

Miopi, si diceva, perché dopo l'incredibile rovesciamento mediatico della scorsa settimana che ha trasformato milioni di persone nelle piazze in un manipolo di poche migliaia di neonazisti, le forze della comunicazione schierate hanno iniziato a bollare come negazionismo il concetto cardine che si sarebbe portato nelle strade, legando immediatamente a gruppi di estrema destra l'immaginario collettivo sulle manifestazioni italiane del weekend.

A completare l'opera di disinformazione ci hanno pensato i leader massimi della sinistra nostrana: il sindaco di Roma, Virginia Raggi, che ha bollato come neofascisti tutti coloro che oggi pomeriggio si ritroveranno in piazza; Zingaretti, segretario del PD, che ha addirittura invitato alla rivolta civile verso questi irresponsabili rivoltosi negazionisti, individui pericolosi da mettere in un angolo e da isolare. Parole dure che nascondono un messaggio subliminale abbastanza chiaro: la violenza. Sono parole che, in altri momenti e pronunciate da altri politici, avrebbero suscitato scandalo, sarebbero state denunciate come istigazione all'odio e alla violenza, ma che sono invece passate sottotraccia, come acqua fresca sotto un ponte. Miracoli della propaganda giornalistica, diremmo noi.

Ma vi è un altro aspetto non secondario nella propaganda sanitariamente orientata che merita qualche parola, vale a dire il termine negazionista. Questa parola, val la pena ricordarlo, si lega proprio agli ambienti delle destre estreme, a coloro che negano l'esistenza dell'Olocausto e di tutte le violenze accadute durante la seconda guerra mondiale. La subdola mossa mediatica dei media è quella di equiparare un avvenimento drammatico come lo sterminio ebraico ad opera dei nazisti a chi mette in discussione la narrazione ufficiale sulla situazione politico-sanitaria, ponendo dubbi e domande, cercando risposte e, soprattutto, provando a difendere la libertà personale di ciascuno di noi. Insomma, un vero rovesciamento del significato della parola stessa, una strategia comunicativa utile a catturare l'attenzione della massa e ad orientare immediatamente il pensiero acritico delle persone verso un sentimento di disprezzo e di negatività.

Prepariamoci quindi alla sfilata delle ovvietà: se ci sarà grande partecipazione i numeri saranno ridotti ai minimi termini e si darà peso all'eventuale presenza di gruppi estremistici ( val bene ricordare che si tratta di manifestazioni non di natura politica, ma a giornali e televisioni questo non interessa ), alla mancanza di mascherine e distanziamento, cioè alle stesse mancanze delle manifestazioni contro il regime di Lukashenko, proteste che però sono state osannare dai media, in quanto il presidente bielorusso ha rifiutato pubblicamente denaro offerto parte dell'Oms per instaurare un lockdown nel suo paese. Se invece la manifestazione sarà un flop, ecco gli avvoltoi del mainstream che sputeranno fango su quei pochi presenti, facendoli passare come neofascisti negazionisti e fanatici.

Per dirla con una frase fatta " testa vinco io, croce perdi tu": una trappola cognitiva nella quale gli italiani sono caduti e dalla quale non riescono più ad uscire.

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