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Ecco la prima nuova zona rossa: gli inganni che mantengono viva l'emergenza


"Tanto tuonò che alla fine venne a piovere". Potremmo usare questo vecchio adagio popolare e riadattarlo in un più attuale "tanto fecero tuonare che alla fine venne a piovere" per annunciare l'istituzione della prima nuova zona rossa, in Abruzzo, in una frazione di Lucoli. In realtà, la minaccia di nuovi blocchi e nuovi lockdown non ci ha mai abbandonato, usata come monito per tutti quegli incoscienti che volevano tornare alla loro vita, alla vera normalità, o più semplicemente a non sentirsi schiavi di un sistema di copntrollo sempre più stringente.

Come è stato possibile istituire una nuova zona rossa nonostante questa volta gli ospedali siano vuoti e non vi sia neppure la minaccia di una possibile paralisi del sistema sanitario? La risposta passa attraverso 3 "inganni" linguistici, che sono diventati ormai parte del nostro vivere quotidiano: asintomaticitá, negativizzati e indeterminatezza. Potremmo dire che sono questi tre concetti ad aver permesso una nuova zona di prigionia forzata e, soprattutto, a concede al governo degli abusivi di tenere sotto scacco una popolazione intera. Ma andiamo con ordine.

Il termine asintomatico è in ordine di tempo quello comparso prima: indica un soggetto positivo al virus ma in perfetta salute, secondo molti virologi addirittura incapace di contagiare. L'unico modo per sapere se si è asintomatici è quello di sottoporsi al tampone quindi, di fatto, chiunque non si sia fatto spingere nel naso il bastoncino incriminato ( di cui l'effettiva validità è tutta da dimostrare visti i moltissimi falsi-positivi e il mutare continuo del virus ) è potenzialmente un pericoloso asintomatico. Ad essere sinceri, c'è di più: appurato che il Covid19 era in Italia molto prima di fine febbraio ( il dott. Bacco ipotizza nelle sue ricerche addirittura da fine ottobre ), è molto probabile che la diffusione sia enormemente superiore a quella calcolata, andando a coprire in alcune zone del paese anche il 50% della popolazione: questo dato, naturalmente, andrebbe a modificare in modo determinante il calcolo percentuale sulla letalità del virus. In altre parole, più tamponi si fanno più asintomatici si trovano: i quali, lo ripetiamo, sono persone assolutamente in ottima salute e che sembra non trasmettano la patologia. Perché allora proseguire la ricerca in modo spasmodico, aumentando esponenzialmente il numero dei tamponi quotidiani? Semplicemente per mostrare un aumento dei positivi, giocando dell'equivalenza, scorretta, positivi uguali malati e trasformare la maggior parte delle persone da persone sane a potenziali pericolosi asintomatici.

Il "trucco" però non era sufficiente a giustificare un nuovo periodo di prigionia ed ecco allora un nuovo strumento di terrore, i negativizzati. Questo termine vuole invece indicare tutti coloro che hanno manifestato la malattia ma che sono guariti e sono tranquillamente tornati alla loro vita. Questa categoria viene utilizzata per uno scopo ben più subdolo: tutti coloro che, guariti dal Covid19, muoiono per altre cause vengono comunque calcolati come decessi causa coronavirus. È il caso, per esempio, del picco di 11 decessi in Veneto, con anziani ormai non più positivi ma comunque inseriti nella statistica; calcolo fazioso, che mira evidentemente a creare ulteriori paure e tensioni fra chi non ha la pazienza di indagare e leggere i documenti ufficiali. D'altronde, è lo stesso governatore del Veneto, Luca Zaia, a sostenere che "Nessuno fa una riflessione di natura clinica sui numeri: non c’è qualcuno che esamina le cartelle cliniche e valuta se la patologia del paziente sia dipesa o meno dal suo essere positivo. Il tema è uno solo: il tampone. Quando tu hai il tampone positivo all’inizio, la tua storia clinica ospedaliera diventa quella di paziente covid. Purtroppo è sbagliato ma è così."

Altro gioco di prestigio linguistico, che vincola la storia clinica di chiunque alla positività di un tampone: per assurdo, un trentenne asintomatico negativizzato, quando tra 60 anni lascerà questo mondo, sarà catalogato come morto per covid. Un bel modo per garantirsi l'emergenza all'infinito.

L'ultimo stratagemma utilizzato dai portavoce del nuovo regime politico-sanitario è il concetto di indeterminato. Questa parola compare sui certificati di morte ( lo si vede in foto ) di chiunque sia passato a miglior vita negli ultimi mesi e indica una persona defunta che non ha mai effettuato un tampone: in questo caso, recita il certificato, la salma deve essere considerata positiva. Parafrasando quanto detto, l'indeterminatezza viene equiparata, anche questa volta in modo indebito, alla positività; per assurdo, un cicloamatore in piena salute investito durante un'uscita in bicicletta da un guidatore disattento finirà direttamente nella lista di morti per coronavirus e non per incidente stradale.

Manipolazioni, inganni linguistici, buoni a mantenere viva un'emergenza che non esiste più ma che deve continuare a sussistere per giustificare l'instaurazione di un governo dispotico, liberticida e sempre più incurante della Costituzione.

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