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La lezione serba non deve passare inosservata

Era stato il filosofo Diego Fusaro a parlare per primo di epidemia a "yo-yo": in pratica, sostiene il pensatore di Vox Populi, la minaccia della presunta epidemia sarà la scusa utilizzata dal ceto dirigente per introdurre nuove misure restrittive ed imporre quella "nuova normalità" di cui sentiamo parlare ormai da fine febbraio, quando nessuno era

davvero cosciente di ciò che sarebbe accaduto ma già ci veniva preannunciato un cambiamento di paradigma epocale.

Gli abitanti di Belgrado protestano contro le nuove restrizioni

Lo scenario sembra oggi assumere i contorni della realtà: è di ieri l'annuncio da parte del Parlamento serbo di un nuovo protocollo restrittivo, un nuovo "coprifuoco" in tutto simile al lock-down che abbiamo vissuto in Italia.

La differenza, non marginale, sta nella reazione del popolo serbo: nessuna sollevazione sui social, nessuna minaccia campata in aria, semplicemente una discesa spontanea in piazza, quasi immediata, ad assediare quel governo che li stava privando nuovamente della libertà.

A poco servono le flebili, a dire il vero, giustificazioni che giungono dai media main-stream: una manciata di deceduti giornalieri ( non vi è neppure certezza della positività dei defunti ) non può essere una chiave di lettura digeribile da un popolo che rifiuta di trovarsi nuovamente agli "arresti domiciliari", in una condizione di sospensione di tutti, o quasi, i diritti inviolabili dell'uomo.

Ciò che dobbiamo fare però non è semplicemente riportare e diffondere gli avvenimenti che si stanno verificando a Belgrado. Il compito di noi Cittadini ( scritto volutamente con la C maiuscola, per sottolineare la differenza fra la figura a-sociale e senza identità a cui vogliono condannarci e l'uomo "politico" di socratica e platonica memoria ) non può che essere quello di fare nostra la lezione degli amici serbi e, soprattutto, farci trovare pronti quando saremo noi fronteggiare ciò che oggi lo stato balcanico sta attraversando. Saremo pronti, in meno di 24 ore, a rovesciarci nelle strade in nome della nostra libertà, della nostra vita e del nostro futuro?

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