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Il terrorismo mediatico e i "casi" Tarro e Zangrillo


Un sottile gioco di equilibri psicologici. Non vi è altro termine per definire ciò che l'estate 2020 sta mettendo in scena, sulla scia di minacce di lockdown e fantomatiche seconde ondate di contagio. Ieri abbiamo assistito all'ultima, purtroppo solo per ordine di tempo, follia tutta italiana, con l'esercito addirittura riversato sulle spiagge liguri alla caccia di pericolosi sovversivi che non mantengono le distanze o peggio, prendono il sole senza mascherina. Vedere le immagini di questi poveri ragazzi ( loro, diciamocelo, non hanno certamente nessuna colpa se non quella di dover eseguire ordini deliranti ) muniti di mascherine e uniforme muoversi sul lungomare ha espresso ancora di più un concetto molto chiaro: lo scopo è mettere paura ai cittadini, sia a quelli presenti in spiaggia, sia a quelli davanti alla televisione.

Il motivo è presto spiegato: tra pochi giorni, il 31 luglio, dovrebbe terminare lo stato d'emergenza e le ore che ci separano dalla giornata campale di venerdì saranno molto calde. Si sta giocando una partita decisiva, in cui una parte del Parlamento sta cercando deliberatamente di trovare un modo qualsiasi per prolungare questa situazione emergenziale con lo scopo ben evidente di portare avanti questa dittatura sanitaria. Naturalmente, per far ciò, servono evidenze, che ad oggi non vi sono, nonostante i media continuino la loro campagna di terrorismo, segnalando nuovi focolai ovunque, immigrati infetti in fuga e, appunto, perfino l'esercito schierato contro gli italiani, popolo di bambini incoscienti che si riversa sulle spiagge nei weekend. Dicevamo però che, al netto di questa campagna mediatica tambureggiante, le evidenze per la tanto agognata proroga non vi sono e il merito va a tutti quei professionisti che negli ultimi mesi si sono battuti per liberare il popolo italiano dalla morsa di questa prigionia.

Fra tutte queste figure ( in costante aumento) sono emblematici i casi del prof. Tarro e del prof. Zangrillo.

Il primo era considerato uno degli scienziati italiani più rinomati, allievo di Sabin, in odore di Nobel e protagonista della vittoria medica contro il cosiddetto "male oscuro" di Napoli sul finire degli anni 70. Un'autorità in campo medico di cui l'Italia andava fiera. Andava, già, perché è bastato che il professore si schierasse dapprima a favore della terapia del plasma e successivamente avanzasse dubbi sulla reale pericolosità del covid19 per scatenare contro di lui una campagna denigratoria degna del peggior regime. Ecco i media mainstream parlare di titoli fasulli, ricerche copiate, mancanza di pubblicazioni; la sua voce su Wikipedia è stata minuziosamente corretta ed è stato inserito un lungo paragrafo riguardante le "controversie" che pendono sulla testa del buon professore. Insomma, impossibilitati a mettere in silenzio Tarro ( fortunatamente non siamo ancora ai livelli del delitto Matteotti ), incapaci di opporre dati scientifici contro le riflessioni svolte dal primario emerito dell'ospedale di Napoli, ecco partire il nuovo strumento di censura: lo screditamento, la messa in ridicolo. Stessa sorte, peraltro, capitata fin da fine febbraio al dott. Montanari, massimo esperto di nano-patologie per il resto del mondo ma screditato in patria come simbolo no-vax davanti ai cittadini italiani. Prima regola che potremmo sintetizzare così: se non puoi batterli con dati provati, ridicolizzali. Sembra questo il motto del comitato tecnico-scientifico al soldo di Giuseppi e dei suoi amichetti.

Ma veniamo al secondo esempio significativo, quello del prof. Zangrillo, che ha anche l'ulteriore merito di lavorare proprio a Milano, cioè in una delle zone considerate centro della pandemia. Con grande spirito critico e onestà intellettuale, il professore ha più volte sottolineato come dell'emergenza non vi sia più traccia, di come le terapie intensive siano vuote, della necessità di tornare a vivere normalmente senza più paure o limitazioni. Davanti a cotanta spregiudicatezza, dapprima si è provato a screditarlo cercando legami poco chiari con il suo assistito più famoso, Silvio Berlusconi; fallito il tentativo, ecco recapitare sulla scrivania di Zangrillo l'invito ad entrare a far parte del comitato scientifico governativo. Invito gentilmente rispedito al mittente: seconda regola, se non puoi batterlo e non puoi screditarlo, cerca di fartelo alleato, avranno pensato Burioni e compagni, sottovalutando l'integrità morale e professionale del soggetto in questione.

Tutto questo mentre un altro dottore di rilievo del comitato, Bassetti, ha rassegnato le dimissioni, il gruppo "l'Eretico" guidato dall'avvocato Giorgianni e dal dott. Bacco ha denunciato il governo per strage colposa e, come avevamo già segnalato, la presidente del Senato Casellati ha richiesto una votazione democratica nelle sedi istituzionali al posto dei soliti DPCM anticostituzionali. Esecutivo accerchiato, insomma, che a maggior ragione vede nella proroga dell'emergenza l'unica via d'uscita per non essere travolto da ogni lato.

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