Una mezza presa in giro, si potrebbe dire, sufficiente comunque a far arrabbiare chiunque abbia la voglia di andare a leggersi i verbali del comitato tecnico-scientifico che sono stati appena desecretati. I 5 documenti resi pubblici, infatti, confermano la sensazione di un governo che ha voluto agire in modo autoritario, senza neppure ascoltare quello stesso gruppo di specialisti che Conte aveva voluto creare e che, a conti fatti, è stato ignorato in molte situazioni, alcune anche decisamente centrali per la vita dei cittadini.
Partiamo dal dato più incredibile e, per certi versi, più grave: nei documenti pubblicati mancano diverse parti, alcuni verbali sono deficitari di intervalli di pagine, in uno sembrerebbero venir meno addirittura 3000 pagine. Dato abbastanza complicato da spiegare, soprattutto alla luce dell'obbligo di rendere pubblici tutti gli scritti che hanno riguardato il periodo fra la fine di febbraio e l'inizio di maggio. Ciò che lascia ancora più dubbiosi è la totale leggerezza con cui queste parti sono state eliminate, senza considerare i numeri progressivi delle pagine o il numero delle stesse indicato in apertura di fascicolo. Naturalmente la prima domanda che sovviene alla mente è cosa contengono le pagine mancanti ma, riflettendoci con attenzione, bisognerebbe chiedersi perché sono state tagliate in modo così grossolano. Le risposte sembrano essenzialmente due: o si è voluto scientemente occultare parte dei fascicoli e, nella fretta, si sono semplicemente stralciate la parti compromettenti, o siamo di fronte ad un esempio di incredibile pressapochismo misto a incapacità.
Bisogna poi entrare nel merito di ciò che si può leggere e qui le note diventano ancora più dolenti. Prima di tutto, emerge in modo abbastanza chiaro come il comitato tecnico-scientifico non abbia mai sostenuto la necessità di un lock-down totale, invitando invece a proseguire con zone rosse locali e l'istituzione, al più, di eventuali zone gialle. Questo significa che la scelta di chiudere totalmente il paese è stata presa in piena autonomia da Conte e del suo governo, non appoggiandosi a nessun parere del comitato, che tra l'altro non suggerisce minimamente alcun possibile beneficio dato dalla ( allora ) possibile chiusura totale rispetto alla diminuzione del contagio. Attenzione, perché l'evidenza più incredibile si nota nelle righe del verbale di fine marzo, in cui la task-Force sanitaria invita il governo ad allentare la morsa delle chiusure e a cominciare un graduale percorso verso la normalità; peccato, diremmo noi, che da quel 30 marzo, il governo ha continuato per un mese e mezzo a spargere terrore attraverso i media compiacenti e chiudere gli italiani agli arresti domiciliari, anche in questo caso, assumendosi la totale responsabilità di questa scelta.
Altro punto caldo riguarda la responsabilità della mancata e poi tardiva chiusura dei comuni del bergamasco: a questo proposito, non vi sono documenti a riguardo ( che siano le parti stralciate? ), accadimento assai strano se pensiamo che Conte è stato chiamato a rispondere in tribunale proprio nella "querelle" che vede il confronto serrato fra la maggioranza di governo e la Regione Lombardia.
I verbali assumono poi toni grotteschi quando entrano a discutere delle misure di prevenzione da adottare. Il comitato tecnico-scientifico bolla come totalmente inutile la mascherina tradizionale, indicandola come inadatta a proteggere chi la indossa con eccezione di quelle più avanzate, la tanto discussa ffp2: in altre parole, lo strumento diventato simbolo dell'oppressione sanitaria corrente in realtà non serve a nulla dal punto medico se non in ambito ospedaliero. Ma il punto più drammatico e al tempo stesso ridicolo lo si raggiunge quando leggiamo i consigli del comitato a riguardo dell'organizzazione delle lunghe giornate di clausura dei bambini: se da un lato si sottolinea come sia importante l'attività all'aria aperta ( si suggerisce addirittura di farsi accompagnare a fare la spesa ), dall'altro viene proposta una vera a propria giornata tipo, dalla sveglia alla buonanotte, con attività da far svolgere e compiti da assegnare. Una sorta di piccolo memorandum che ricorda la gioventù fascista, in cui ai bambini vengono pianificati minuziosamente tutti i momenti della giornata.
Da queste prime considerazioni emergono però alcuni punti fondamentali su cui è bene riflettere: il lock-down è stata scelta politica, non sanitaria, quindi la responsabilità della distruzione dell'economia italiana è da imputare a Conte e alla sua maggioranza. Secondariamente, dalle misure suggerite e non applicate dal comitato tecnico-scientifico sull'allentamento delle restrizioni già a fine marzo, emerge come la presunta pandemia risulti molto meno grave di come ci è stato raccontato e ancora ci viene ricordato. Parafrasando, già a fine marzo era chiaro che non sussistevano rischi particolari nel tornare alla normalità, concetto che non poteva essere accettato da un governo che ha fatto dell'emergenza e delle conferenze a reti unificate il suo strumento di controllo sui cittadini; insomma, una dittatura sanitaria della paura da cui si dissociano gli stessi scienziati. Ultima analisi da condurre: se già a fine marzo non era più necessario lo stato d'emergenza, perché quest'ultimo è stato prolungato fino a metà ottobre? Avrà forse a che fare con le prossime elezioni regionali e con il referendum per il taglio dei parlamentari, in cui la maggioranza di governo si gioca credibilità e poltrone? Perché, avranno pensato Casalino e soci, rinunciare ad una vetrina di visibilità così importante come i DPCM, al semplice prezzo di tenere in scacco un'intera popolazione?
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