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Stefano Tironi

Attenzione, torna il virus! Anzi no...


La breaking news del sabato è senza dubbio quella sganciata ( volontariamente!? ) da un infermiere dell'ospedale di Cremona che in un post pubblicato su Facebook due giorni fa informava di una pericolosa crescita dei contagi e di un ritorno di pazienti in terapia intensiva. Il post è diventato in breve la base su cui moltissimi giornali mainstream ( Corriere, Fatto Quotidiano, Libero, Huffington post, Leggo, Tgcom24, ecc.. ) hanno costruito la notizia di una ripresa della diffusione del Covid in area lombarda, finendo per rilanciare quel clima di terrore che sta lentamente smorzando la sua presa fra molti abitanti di questa zona d'Italia.

Un paio di ore fa, però, l'azienda ospedaliera di Cremona ha rilasciato un comunicato ( rintracciabile facilmente anche su Facebook) in cui smentisce categoricamente il suo dipendente: si parla di situazione stabile, di 10 persone attualmente ricoverate non in condizioni gravi, della necessità di non creare allarmismi. Quasi contemporaneamente il post dell'infermiere è stato rimosso, seguito da una strenua quanto inefficace difesa da parte del ragazzo, finito suo malgrado al centro di un caso mediatico quasi incredibile.

Ciò che stona in questa vicenda, al di là dell'opportunità deontologica di pubblicare selfie e post riguardanti ciò che accade o non accade sul posto di lavoro, è evidentemente il comportamento della stampa main-stream. Come è stato possibile un simile abbaglio? Perché nessuna testata che stava battendo la notizia ha avuto il buonsenso di contattare l'ospedale in questione e chiedere chiarimenti o specifiche? Ancora: per quale motivo i cosiddetti "cacciatori di bufale" e di fake news non si sono scagliati contro la diffusione a macchia d'olio di un'informazione che poteva contribuire, e di certo lo avrà contribuito, ad aumentare il clima di paura nei cittadini? A che scopo incitare a-criticamente alla paura, perpetrare ancora questo terrorismo "sanitario" su una popolazione già spaventata dalla propria ombra? Sono ovviamente solo domande che ci poniamo e che vorremmo porre non solo allo "sfortunato" infermiere di Cremona ma anche e soprattutto alle testate giornalistiche che hanno diffuso la news; le risposte le lasciamo invece al senso critico di chi ci legge.

Una considerazione possiamo però farla: viviamo un momento storico delicato, in cui sembrano emersi dalle cantine medievali strumenti come la censura e la persecuzione del pensiero divergente; un periodo in cui diventa ogni giorno più complicato affidarsi ai media per ricevere notizie, troppo spesso montate ad arte e confezionate per indirizzare il "sentire" della popolazione. Facciamo tesoro di questa ennesima scivolata, ricordiamo sempre che nessuna notizia o immagine che possiamo leggere o vedere può essere astratta dal proprio contesto di provenienza, pena la corruzione del senso stesso di ciò che stiamo leggendo o vedendo. Come sostiene un grande filosofo contemporaneo, d'altronde, "è sempre la domanda ad orientare la risposta".

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