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Stefano Tironi

La "Favola della api", l'alveare vizioso e l'Italia del 2020. Parte seconda


Dove eravamo rimasti? Nel nostro alveare la vita procedeva tranquilla e spensierata, infatti..


"Come se le api non avessero potuto, senza istruire un processo, distinguere il legittimo dall’illegittimo, esse avevano dei giureconsulti, occupati a mantenere le animosità e a suscitare malefici cavilli: questo era lo scopo della loro arte. Le leggi fornivano loro i mezzi per rovinare i loro clienti e per approfittare destramente dei beni in questione. Preoccupati, soltanto di ricavare degli elevati onorari, non trascuravano nulla al fine d’impedire che si appianassero le difficoltà attraverso un accomodamento. Per difendere una cattiva causa, essi analizzavano le leggi con la stessa meticolosità con cui i ladri esaminano i palazzi e i negozi. Ciò soltanto allo scopo di scoprire il punto debole in cui potessero prevalere.

I medici preferivano la reputazione alla scienza e le ricchezze alla guarigione dei loro malati. La maggior parte, anziché applicarsi allo studio dei princípi della loro disciplina, cercavano di acquistarsi una pratica fittizia. Sguardi gravi e un’aria pensosa erano tutto quello ch’essi possedevano per darsi la reputazione di uomini dotti. Non preoccupandosi della salute dei pazienti, essi lavoravano soltanto per acquistarsi il favore dei farmacisti, e per conquistarsi le lodi delle levatrici, dei preti e di tutti coloro che vivevano dei proventi tratti dalle nascite o dai funerali. Preoccupati di acquistarsi il favore del sesso loquace, essi ascoltavano con compiacenza le vecchie ricette della signora zia. I clienti, e tutte le loro famiglie, erano trattati con molta attenzione. Un sorriso affettato, degli sguardi graziosi, tutto era impiegato e serviva ad accattivarsi i loro spiriti già prevenuti. E si badava pure a trattare bene le guardie, per non doverne subire le impertinenze. Tra il grande numero dei preti di Giove, pagati per attirare sull’alveare la benedizione del cielo, ve n’erano ben pochi che avessero eloquenza e sapere. La maggior parte erano tanto presuntuosi quanto ignoranti. Erano visibili la loro pigrizia, la loro incontinenza, la loro avarizia e la loro vanità, malgrado la cura ch’essi si prendevano per nascondere agli occhi del pubblico questi difetti. Essi erano furfanti come dei borsaioli, intemperanti come dei marinai. Alcuni invece erano pallidi, coperti di vestiti laceri e pregavano misticamente per guadagnarsi il pane. E, mentre che questi sacri schiavi morivano di fame, i fannulloni per cui essi officiavano, si trovavano bene a loro agio. Si vedevano sui loro volti la prosperità, la salute e l’abbondanza di cui godevano.

I soldati che erano stati messi in fuga venivano egualmente coperti di onori, se avevano la fortuna di sfuggire all’esercito vittorioso, anche se tra essi vi fossero dei veri poltroni, che non amavano affatto le stragi. Se vi era qualche valente generale che metteva in rotta i nemici, si trovava qualche persona che, corrotta con dei regali, favoriva la loro ritirata. Vi erano pure dei guerrieri che affrontavano il pericolo comparendo sempre nei punti piú esposti. Prima perdevano una gamba, quindi un braccio, infine, quando tutte queste mutilazioni li avevano resi non piú in grado di servire, li si congedava vergognosamente a mezza paga; mentre altri, che piú prudentemente non andavano mai all’attacco, ricavavano la doppia paga, per restare tranquillamente tra di loro.

I loro re erano, sotto ogni riguardo, mal serviti. I loro ministri li ingannavano. Ve n’erano invero parecchi che non tralasciavano nulla per far progredire gl’interessi della corona; ma contemporaneamente essi saccheggiavano impunemente il tesoro che s’industriavano ad arricchire. Essi avevano il felice talento di spendere abbondantemente, nonostante che i loro stipendi fossero molto meschini; e per giunta si vantavano di essere molto modesti. Si esagerava forse nel considerare le loro prerogative quando le si denominava le loro “malversazioni”? E anche se ci si lamentava che non si comprendeva il loro gergo, essi si servivano del termine di “emolumenti”, senza mai voler parlare naturalmente e senza camuffamenti dei loro guadagni. Infatti non vi fu mai un’ape che sia stata effettivamente soddisfatta nel desiderio di apprendere, non dico quello che guadagnavano effettivamente questi ministri, ma neppure ciò che essi lasciavano scorgere dei loro guadagni. Essi assomigliavano ai nostri giocatori, i quali, per quanto siano stati fortunati al gioco, non diranno tuttavia mai in presenza dei perdenti tutto quello che hanno guadagnato. Chi potrebbe descrivere dettagliatamente tutte le frodi che si commettevano in questo alveare? Colui che acquistava del letame per ingrassare il suo prato, lo trovava falsificato per un quarto con pietre e cemento inutili; e per giunta qualsiasi poveretto non avrebbe avuto la facilità di brontolare di ciò, perché a sua volta imbrogliava mescolando al suo burro una metà di sale."


Mandeville passa in rassegna praticamente ogni ceto sociale criticandone usi, costumi e meschinità. Ma si tratta solo dell'Inghilterra del 1700? Proviamo ad attualizzare quanto abbiamo letto ragionando su ciò che abbiamo vissuto negli ultimi mesi.

Gli avvocati, gli esperti in legge, i burocrati, si divertono a complicare le cause e i procedimenti, spesso lavorano contro i loro assistiti, altre volte sviluppano un sano clientelismo tale da costituirsi come forza politica alleata allo status presente; basti pensare allo scandalo Palamara, alle intercettazioni che inchiodano l'avvio del procedimento contro un famoso ex ministro, "ha ragione -dicevano- ma dobbiamo attaccarlo". Indipendentemente dal fatto che avesse o no realmente ragione, una magistratura ridotta a strumento della politica, creata apposta per colpire o incensare un determinato personaggio davanti all'opinione pubblica forse neppure Mandeville lo poteva ipotizzare.

Poi ci sono i medici, i quali non si occupano della salute del paziente ma solo della loro fama. La nostra mente corre allora ai virologi da salotto, ricompensati con ampi compensi per ciarlare in televisione di ciò che risultava di volta in volta a loro più comodo. I pochi che esercitano la professione in modo onesto sono ridotti quasi in miseria, estromessi dalla comunità scientifica, mentre gli allineati, i cialtroni, fanno carriera senza fatica, noncuranti dei pazienti che muoiono a causa delle cure errate ( come, per esempio, se si intubasse qualcuno quando bisognerebbe solo occuparsi dei trombi nei suoi polmoni, n.d.r. ). Mandeville va oltre, e ci racconta anche di medici impegnati ad ingraziarsi fornitori e congregazioni, quasi che le lobby farmaceutiche, vere signore della medicina cosmopolita, esistessero già allora. Corsi e ricorsi storici, direbbe il buon Vico.

Poi ci sono gli uomini di chiesa, troppo concentrati sulle loro ricchezze e su come mantenerle per curarsi delle anime dei fedeli: ignoranti, avari, dispotici, si preoccupavano di mantenere al sicuro da occhi indiscreti i loro vizi, su cui è meglio tacere, mentre i pochi realmente devoti conducevano una vita di stenti, quasi isolati nelle piccole comunità di fedeli che riuscivano a costruirsi.

E i governanti? Anche loro, figli del vizio e dell'inganno. I sovrani, troppo attenti alla loro immagine e al consenso ( gli Stati Generali allora in Francia esistevano davvero, ma il popolo partecipava..) erano facile preda di consiglieri e politicanti senza scrupoli che spendevano senza ritegno i loro "emolumenti" ( oggi si scrive "vitalizi" ) gravando sulle spalle dei cittadini, ignari del costo della classe dirigente: neppure loro però esenti da peccati o vizi, tali da non porsi domande scomode. Il benessere di tutti è un'ottima soluzione per perseverare negli abusi. Ovviamente, stiamo solo parlando dell'Inghilterra del '700.


Se siete curiosi di sapere altro sulla vita dell'alveare, continuate a seguirci!

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