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Stefano Tironi

Cosa intende davvero Cacciari parlando di "dittatura democratica"?


Hanno fatto molto discutere le dichiarazioni che Massimo Cacciari ha rilasciato ad una famosa trasmissione televisiva qualche sera fa, in cui sosteneva che, senza cambiamenti di rotta improbabili e imprevisti, da settembre in avanti la situazione sociale in Italia potrebbe farsi esplosiva. L'ex sindaco di Venezia ha chiuso il suo ragionamento con una espressione che ha suscitato polemiche e discussioni, sottolineando che la ragion sanitaria potrebbe essere l'unico modo di tenere sotto controllo la situazione mettendo in opera una "dittatura democratica".

Queste ultime due parole hanno naturalmente innescato una serie di ragionamenti e critiche che meritano considerazione; rimando naturalmente qui anche ad articoli precedenti sulla politica italiana.

Innanzitutto, val la pena evidenziare come il discorso di Cacciari sia assolutamente condivisibile dal punto di vista della possibile emergenza autunnale. I soldi promessi dal governo non arrivano, i lavoratori autonomi da lunedì dovranno pagare le tasse proprio come se nulla fosse accaduto e cioè come se non avessero dovuto restare chiusi per mesi o operare limitazioni importanti per proseguire il loro mestiere; le briciole elargite dall'esecutivo sotto forma di bonus vari ( dai monopattini a quello per i nonni passando per il famigerato bonus vacanze ) vedranno scadere i propri effetti non appena gli italiani dovranno tornare alle loro occupazioni abituali ( fatico a immaginare pendolari che raggiungono il centro di Milano in bici o con il monopattino partendo dalla periferia magari sotto un bel diluvio ottobrino..); la disoccupazione, finito il placebo cassa integrazione, avrà una impennata; del settore scuola sarà meglio parlare nel dettaglio in altro articolo.

In questo orizzonte, la previsione di Cacciari su possibili rivolte e disordini sociali sembrerebbe di facile realizzazione. Inoltre, come già scritto in altro luogo, le elezioni regionali di settembre potrebbero infliggere un altro colpo pesantissimo alla credibilità di un governo che ormai cammina "sulle uova" e aspetta di mettersi nelle mani della UE per giustificare azioni forzose sui conti correnti dei cittadini. Il ragionamento del filosofo è assolutamente lineare anche nella sua seconda parte: come evitare tutto ciò? La via sembrerebbe quella, già analizzata, di introdurre nuove limitazioni agli spostamenti personali, impedire assembramenti e proteste di piazza in nome di una emergenza sanitaria facilmente mascherabile con il ritorno dei malanni stagionali autunnali; traducendo, un nuovo lockdown, Parlamento fuori gioco, DPCM come regola e non come eccezione;

insomma, la paura come metodo di controllo, per evitare sommosse e proteste di piazza che potrebbero farsi violente se spinte dalla fame e dalla carenza di lavoro.

Ciò che non è condivisibile del ragionamento di Cacciari resta l'espressione "dittatura democratica": al di là dell'ossimoro poetico che tanto va di moda, l'aggettivo "democratico" non sposta di una virgola il significato del sostantivo a cui si lega. Non basta far aleggiare il senso di una presunta e vaga democraticità per giustificare la cancellazione delle libertà fondamentali di ciascun cittadino. Neppure basta trincerarsi dietro all'idea sessantottina che "visto che ad imporcela è un partito di presunta sinistra, essa non sia vera dittatura". I divieti di assembramento, l'impossibilità di riunirsi, il distanziamento, sono pratiche che in Italia mancavano dalle leggi fascistissime, realizzate proprio da un uomo nato e cresciuto esattamente in ambiente socialista. La paura di un ( inesistente ) fascismo di ritorno rischia di farci sottovalutare parole che hanno un senso chiaro e semplice; non esistono dittature migliori o peggiori, esistono forme di governo liberticide e forme che invece difendono i diritti di ciascuno. Senza dimenticare la nostra Costituzione troppo spesso svilita, che ci governa dal secondo dopoguerra e che si è dimostrata probabilmente la migliore stesura costituzionale della storia politica, nonostante, da mesi a questa parte, permettiamo che venga calpestata in ogni modo.

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